La crescente popolarità delle bambole Labubu, diventate un fenomeno globale, ha attirato l’attenzione non solo dei collezionisti, ma anche dei cybercriminali. Questi ultimi sfruttano l’entusiasmo e l’impazienza degli appassionati per orchestrare complesse truffe online, mirando a sottrarre dati finanziari sensibili.
Il sistema “blind box” che aumenta l’hype
Le bambole Labubu, create dall’artista di Hong Kong Kasing Lung e distribuite da Pop Mart, hanno conquistato il mercato del collezionismo grazie al sistema di vendita “blind box”. Questo metodo prevede che il contenuto della confezione rimanga sconosciuto fino all’apertura, aumentando l’effetto sorpresa e il desiderio di acquisto. L’aggiunta di edizioni limitate e sponsorizzazioni da parte di celebrità ha ulteriormente incrementato il valore di alcuni pezzi, che possono superare i 3.000 dollari.
Approfittando di questa febbre collezionistica, i cybercriminali hanno sviluppato una rete globale di siti web fraudolenti, progettati per assomigliare ai canali ufficiali di vendita di Pop Mart. Questi portali ingannevoli offrono promozioni straordinarie o edizioni esclusive, attirando così gli utenti con offerte irresistibili. Tuttavia, il vero obiettivo è ottenere accesso ai dati finanziari degli acquirenti.
L’intervento di Kaspersky
Secondo Olga Altukhova, Senior Web Content Analyst di Kaspersky, i truffatori sfruttano la moda delle bambole Labubu attraverso siti fraudolenti e inviti urgenti all’azione, facendo leva sull’impazienza dei fan desiderosi di accaparrarsi gli esemplari più rari. La Altukhova consiglia di effettuare acquisti esclusivamente attraverso i canali ufficiali di Pop Mart, verificando sempre l’autenticità dei siti web prima di fornire dati personali o finanziari.
Gli esperti di sicurezza raccomandano di controllare attentamente gli URL e i certificati di sicurezza dei siti, evitando di cliccare su link provenienti da fonti sconosciute. Questo approccio può ridurre significativamente il rischio di cadere vittima di frodi online. Il caso delle bambole Labubu sottolinea come il meccanismo di desiderio, rarità e valore che alimenta il collezionismo possa essere facilmente sfruttato dai criminali informatici.