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Home / News / il caso Ronaldo e le truffe online

il caso Ronaldo e le truffe online


Il gigante tecnologico Meta è finito sotto i riflettori per il fallimento nel contrastare le truffe online basate su deepfake, come evidenziato dall’Oversight Board. Un caso emblematico riguarda un video manipolato che ritraeva l’ex calciatore brasiliano Ronaldo Nazário mentre promuoveva un gioco d’azzardo chiamato Plinko. Nonostante oltre 50 segnalazioni, il contenuto è rimasto visibile su Facebook e Instagram per un lungo periodo, accumulando oltre 600.000 visualizzazioni prima della sua rimozione.

Le accuse dell’Oversight Board

L’Oversight Board, un organismo indipendente incaricato di monitorare l’applicazione delle regole sulle piattaforme social di Meta, ha criticato aspramente la gestione di questi contenuti fraudolenti. Il board ha sottolineato come i moderatori dell’azienda non siano adeguatamente formati né dispongano degli strumenti necessari per identificare e bloccare contenuti manipolati che impersonano celebrità a scopo ingannevole.

Meta ha respinto molte delle accuse, definendole “semplicemente inaccurate”, e ha affermato di essere al lavoro su nuovi sistemi di riconoscimento facciale per combattere il fenomeno. Tuttavia, l’azienda ha ammesso la crescente complessità delle truffe online, spesso orchestrate da reti criminali internazionali sempre più sofisticate. In risposta alle raccomandazioni ricevute, Meta ha promesso di aggiornare le proprie linee guida interne e migliorare la formazione dei revisori per affrontare più efficacemente i contenuti generati con intelligenza artificiale. Inoltre, l’azienda si è impegnata a fornire una risposta formale entro 60 giorni.

Il caso Ronaldo e l’Ad Library

Il caso di Ronaldo Nazário non è isolato. L’Ad Library della piattaforma mostra migliaia di video simili che sfruttano volti noti attraverso deepfake, coinvolgendo personaggi come Cristiano Ronaldo, lo stesso Mark Zuckerberg e attrici come Jamie Lee Curtis. Quest’ultima ha pubblicamente denunciato l’uso non autorizzato della sua immagine.

La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla capacità delle aziende tecnologiche di garantire la sicurezza degli utenti e la credibilità dei propri servizi. Le piattaforme social si trovano a dover bilanciare l’efficace contrasto alle truffe online con la protezione della libertà d’espressione, una sfida che diventa sempre più pressante con l’avanzare delle tecnologie di manipolazione digitale.



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